Uno dei motivi per cui amo follemente Milano è che, contro ogni apparenza, è piena di posti unici, belli, da vivere. Sono i classici posti "che devi conoscere", dove non capiti per caso, posti che scelgono il loro avventore e radunano solo individui degni. Conosco tanti detrattori di Milano (torinesi, romani, milanesi) e ogni volta che sento delle critiche alla mia città ripeto la stessa frase: "La prossima volta che vieni, ti faccio vedere la mia Milano".


Nella mia Milano la gente non ha la proverbiale fretta meneghina, e chiacchiera, mangia, beve, suona. Non spinge sul tram, non si attacca al clacson al semaforo, non fa gli happy hour.
 Insomma, c'è una Milano che non si vede, ma fidatevi che c'è e che è un piacere viverci. Oggi voglio parlarvi di dove mi piace mangiare quando esco nella mia Milano: si chiama Oste del Teatro, e badate, non ho usato la parola ristorante.

È un locale non troppo grande, illuminato quanto basta, con un po' di tavoli apparecchiati spartanamente ma con stile. Si viene accolti da un Oste senza peli sulla lingua, che con infinita passione racconta i perché e i percome del menu (diverso tutti i giorni - in due anni di frequenza, non ho mai mangiato la stessa cosa). Sì, perché a meno che non siate dei consumati enogastronomi non potete conoscere tutti i salumi, i formaggi e gli ingredienti che lo compongono. Ci sono prodotti che non si comprano al supermercato, recuperati direttamente alla fonte, che ogni sera vengono onorati e valorizzati. È bello, per esempio, farsi raccontare la storia dello Speck di Sauris per poi assaggiarlo con cognizione di causa, accompagnandolo con un bicchiere di vino scelto appositamente per armonizzarsi con il suo gusto. Dall'Oste si mangia lentamente, perché tutto è fatto sul momento. Si aspetta un po', si chiacchiera, si beve, si riscopre il piacere di stare a tavola. E chi si lamenta perché negli altri ristoranti i piatti arrivano più in fretta non ha capito una ceppa. Potrei parlarvi della cucina, che riesce a essere contemporaneamente raffinata e casereccia (come se vostra nonna facesse la fusione di Dragon Ball con Gualtiero Marchesi). Potrei raccontarvi dei vini e di come vengono proposti, scelti e abbinati dal caro Gunnar, l'oste in persona, che è meglio di qualunque sommelier fighetto possiate incontrare nei posti pettinati. Potrei dirvi che con questo prezzo non esiste niente di paragonabile, per qualità, quantità, atmosfera. Potrei, ma non lo farò. Perché per capire cosa intendo dovete provarlo.

Fatelo. Tutti gli altri sono solo ristoranti.

4 commenti:

Lalav @ 12 gennaio 2009 alle ore 14:30

il mundial vale?!
Lapuè.

Anonimo @ 15 gennaio 2009 alle ore 15:48

siiiii speck :Q____ mi ci porti?
facciamo uno scambio di posti da mangiare?
dai dai...
:*****

McMurphy @ 19 gennaio 2009 alle ore 07:41

Questo post gronda (giustamente) amore da ogni lettera.

Fabio Bortolotti @ 19 gennaio 2009 alle ore 08:35

Eh sì... ci andiamo in settimana? :P