Una retrocensione.

Questo blog non è nato per parlare di videogiochi, ma oggi... oggi mi sono imbattuto in un vecchio amico d'infanzia e ho voglia di raccontarvelo in due parole. Si chiama UFO: Enemy Unknown (oppure X-COM: UFO Defense) ed è un vecchio strategico a unità di tempo. Quanto vecchio? È uscito nel 1993, quando avevo undici anni e mi baloccavo con i primi 486. Ai tempi i giochi su PC erano assurdi, complicati, a tratti inavvicinabili. Per giocare a Tie Fighter decentemente bisognava imparare una ventina di scorciatoie via tastiera, per fare funzionare la roba più bella occorreva smanettare per mezz'ora nel config.sys, e la difficoltà era tarata sempre sulla piccola elite di individui socialmente infelici (spesso) che rappresentava il 100% del target.

UFO era un gioco di fantascienza intricato e difficile, quasi improponibile per gli standard odierni, eppure a distanza di 16 anni riesce a conservare tutto il suo fascino. Me la faccio sotto durante le missioni, mi dispiaccio quando mi seccano un sergente, mi emoziono quando posso dire ai miei scienziati di fare ricerca sugli artefatti alieni, esulto quando abbatto le navi più grandi. Mi ingegno per ordinare missili e rifornimenti per le basi, costruisco nuove strutture e spargo radar in giro per il mondo nella speranza di intercettare tutte le minacce aliene. Diamine, posso fare tutto quello che mi gira per la testa, senza limiti. Ogni azione ha una conseguenza, e la lotta contro l'intelligenza della CPU è davvero una sfida per il mio malandato cervello. I pixelloni della grafica reggono bene alle ingiurie del tempo, e le musiche elettroniche da Soundblaster Pro sono un perfetto sottofondo da film di fantascienza degli Anni 80.

L'ho scaricato da Steam, che lo vende per una manciata di euro, e sono stato risucchiato dentro al monitor. Potrei dirvi che di giochi così non ne fanno più, che vi ci vorrebbe a tutti una bella guerra e che quando ero piccolo saltavo i fossi per il lungo. Ma non sono ancora così vecchio, credo, quindi mi limiterò a riflettere sul perché a 26 anni sono ancora qui a divertirmi con i giochi di quando ero piccolo. Forse è una particolarità della mia generazione, o forse è perché le cose belle non invecchiano. Chissà, forse Proust ci avrebbe parlato della puzza di fumo e dei suoni di Space Invaders, se fosse nato negli Anni 80. Poco importa. Giocate a UFO.

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