Festeggiare il 4 di luglio con birra e hotdog.
Ballare per un homerun a una partita degli Yankees.
Svegliarsi in una casa non meglio specificata di NY.
Parlare di donne e matrimonio con un tassista con la voce da cartone animato. E poi scambiarsi i numeri.
Sentire musica brasiliana dal vivo, sorseggiando un mojito fatto con il pastis.
Scottarsi come cretini trincando margarita davanti al ponte di Brooklin.
Andare a un concerto e poi ballare trance fino a che non ti sbattono fuori dal locale (e senza accorgersi che c'era il tizio degli Hallucinogen).
Fare il bambino da Nintendo World.
Andare a trovare un vecchio amico e fare graffiti sui muri di casa sua.
Parlare con un jamaicano aspettando che il tuo compare la finisca di fare il rubacuori con le tizie dell'ostello.
Scoprire che qui le sigarette fanno schifo perché gli americani sono babbi e si incendiano le case.
Perdersi a Central Park di notte.
Scoprire che il Bacon qui lo mettono ovunque: nei panini, nelle insalate, nei musei (giuro).
Schiacciare il naso come un bambino contro i vetri di protezione del 70esimo del Rockfeller.
Spiegare che non sono come quel Fabio.
Fingere un accento italiano per fare intrattenere gli autoctoni. (It'sa me, Fabio!)
Meravigliarsi di come le ragazze in strada ti guardino dritto negli occhi.
Vedere le lucciole a Union Square.
Andare a una festa di sconosciuti nel Bronx. Perché no, diamine?
Dire "non berrò mai più", e poi comprare un 6 pack.
Scoprire le sottili differenze semantiche tra joint e spiff.
Beccarsi la pioggia con il sole a Soho.
Leggere le pubblicità in metropolitana.
Scrivere sul blog mentre dovrei fare la valigia.
Promettersi solennemente di tornare.
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